La celebre quanto famigerata “regola delle 10mila ore” – teorizzata dal sociologo e giornalista canadese Malcolm Gladwell all’interno del suo: “Fuoriclasse. Storia naturale del successo” – recita che, applicandosi per almeno 10mila ore in qualsivoglia disciplina, è possibile padroneggiare ed essere considerati esperti in qualsiasi materia, sia essa la musica, la danza, uno sport o l’aritmetica.
Alla base di questa teoria c’è la convinzione che il talento non esista, e che esso sia in fin dei conti esclusivamente il frutto e l’espressione ultima di un costante esercizio.

A mio modo di vedere il principio positivo che sostiene questa teoria sta proprio nel sottolineare la necessità di allenarsi in maniera intensiva (10mila ore sono, dopo tutto, otto ore di allenamento ogni giorno per circa tre anni e mezzo), mentre palesi limiti sono da ricercarsi nella negazione del concetto di talento, nonché nell’esemplificazione del concetto stesso di pratica.

Partendo proprio da quest’ultimo punto Daniel Goleman, autore tra le altre cose del celebre testo “Intelligenza emotiva” sostiene che: “Se sei un imbranato a golf, e commetti sempre gli stessi errori quando cerchi di fare un putt, dopo 10mila ore starai sempre facendo lo stesso errore, senza migliorare. Sarai sempre imbranato, solo un po’ più vecchio”.

Ecco allora che il vecchio adagio che recita: “La pratica rende perfetti” dovrebbe anche nel golf diventare qualcosa di simile a: “Una pratica corretta rende migliori”. Ciò sia perché nel golf il concetto di perfezione è tanto irraggiungibile quanto controproducente, sia perché una pratica disattenta e non mirata altro non fa che consolidare tristemente i propri errori.

Infine un’ultima considerazione sul concetto di talento e di genio.
Se è vero, com’è vero, che la pratica per essere funzionale deve essere disciplinata e ben mirata, altrettanto è vero che il talento nel golf, così come in altre discipline, esiste! Un Severiano Ballesteros o un Jack Nicklaus non li si crea “in laboratorio”. Allo stesso modo non bisogna dimenticare che proprio tali campioni hanno allenato il loro talento naturale scorticandosi le mani a forza di praticare. È forse questo il motivo per il quale Pablo Picasso, anch’egli genio indiscusso, disse una volta che: “Il genio sono almeno otto ore di lavoro al giorno!”
Niente di più vero!
E come sempre: buon gioco a tutti!