La biomeccanica è lo studio e l’applicazione dei principi della meccanica sull’uomo. In particolar modo essa analizza il comportamento delle strutture fisiologiche quando sottoposte a sollecitazioni statiche o dinamiche, e può essere altresì definita come lo studio delle forze che operano all’esterno e all’interno del corpo umano.
Nel golf essa ha attecchito grazie al lavoro di studiosi che hanno voluto comprendere in maniera netta e oggettiva talune dinamiche dello swing, e tra i tanti spicca certamente il nome del francese Jean-Jacques Rivet, professore di biomeccanica, terapista ed osteopata, nonché collaboratore del guru mondiale dell’insegnamento David Leadbetter.
È davvero difficile in poche righe riuscire a far comprendere quanto l’ausilio biomeccanico possa collaborare alla comprensione e al miglioramento dello swing, quanto la sua diagnosi sia oggettiva, e quanto tale approccio tenga in forte considerazione l’anamnesi del giocatore, la sua storia di traumi muscolo-scheletrici e di abitudini più o meno produttive. Allo stesso tempo tuttavia può essere utile, e non certo vano, provare a fornire qualche semplice ma importante principio di base verso il quale indirizzarsi e a cui far riferimento. Eccone alcuni:
• Personalizzazione e adattabilità: lo swing ideale non può essere propinato in maniera indiscriminata ad ogni singolo giocatore. Allo stesso modo quel gesto che tanto piace ad un maestro o al suo allievo deve necessariamente fare i conti con l’anamnesi del soggetto, con i suoi limiti e le sue capacità. In sintesi, molto di frequente, un giocatore si muove in un certo modo proprio perché in quel momento non può far diversamente;
• Naturalezza: al contrario di quanto sia comunemente condiviso dai più, il gesto del golf è un gesto estremamente naturale, in quanto la torsione del torso e la dinamica a spirale che caratterizza lo swing è propria dell’essere umano, ed è grazie ad essa che – rispetto ad esempio ad altre specie animali – l’uomo ha potuto sviluppare maggiormente il proprio potenziale. Tirare un pugno, lanciare un sasso o girarsi per salutare un amico sono solo alcuni degli esempi che confermano tale verità;
• Stile e credibilità: i modi di eseguire lo swing sono molteplici ma, se un giocatore fa ciò che serve per produrre un efficace impatto con la palla, dal punto di vista stilistico egli sarà comunque sempre credibile. Non è invece sempre vero il processo contrario;
• Saggezza del corpo: molte delle azioni errate del corpo sono il risultato di precedenti movimenti sbagliati, imprecisi, eseguiti troppo in anticipo, etc. Se il corpo non compensasse tramite azioni apparentemente scorrette ci sarebbe il rischio di mancare la palla, o addirittura di cadere o di farsi male. Il corpo tende sempre quindi a compensare al meglio errori precedenti dello swing, al fine di limitare i danni. Agire sulle conseguenze e non sulle cause può dunque talvolta essere inutile, o addirittura pericoloso;
• Prendere energia dal terreno: come più volte ripetuto dai grandi maestri – primo fra tutti Sean Foley – il terreno costituisce una fonte di potenza. Ecco perché possedere un buon equilibrio dinamico, o eseguire una corretta compressione nel cambio di direzione tra salita e discesa, può addirittura raddoppiare il peso corporeo del giocatore al momento dell’impatto, e trasferire molta molta più energia alla pallina.
Questi sono solo alcuni dei principi di biomeccanica relativi allo swing del golf.
Voglio ringraziare Danilo Porro, analista biomeccanico GB Lab, per le interessanti ore di formazione sul tema.
Come sempre Buon Gioco a Tutti!