Una delle domande più frequenti che i golfisti tendono a fare è quale parte dello swing inizi il movimento di discesa del bastone verso la palla: le spalle, la testa del bastone, i fianchi, le braccia, le gambe? In realtà, come primo concetto, è importante chiarire che, nel downswing, non esistono in effetti parti che si muovano prima o dopo di altre. Osservate una ripresa ad alta velocità di un giocatore del tour e cercate di notare come, dall’apice della salita, tutto si metta in moto per avvicinarsi velocemente al contatto con la palla: il bastone scende, le braccia si abbassano, le spalle si muovono, i fianchi ruotano. Tutto avviene contemporaneamente anche se, ogni parte, si muove chiaramente con una sua diversa entità e vigore.
Detto questo c’è tuttavia da ribadire come, seppur tutto si muova insieme, diverse sono le parti del corpo sulle quali il giocatore esercita inconsapevolmente uno sforzo durante la produzione del downswing. Infatti, se nella salita il movimento partiva principalmente dalla rotazione delle spalle coinvolgendo successivamente il busto e gli arti inferiori, nella discesa la sequenza di attivazione segue un ordine inverso, partendo dai piedi e salendo via via sino alle spalle, raggiungendo infine la testa del bastone. Come si vede dal grafico a inizio pagina una delle prime parti del corpo che genera velocità sono le gambe ed i fianchi. Nel momento in cui i fianchi iniziano a perdere velocità la loro energia viene trasferita alle spalle, successivamente alle braccia, ed infine alla testa del bastone. Seppur tutto si muova insieme l’energia generata dal movimento viene trasferita da un segmento all’altro durante momenti diversi del downswing.
Ciò che il golfista medio dovrebbe dunque pensare è questo: una volta raggiunto l’apice della salita il movimento si svilupperà naturalmente dal basso verso l’alto, come quando si lancia un sasso per farlo rimbalzare sulla superficie di un lago, o come quando si tira un pugno. L’obiettivo sarà dunque quello di muovere la testa del bastone il più velocemente possibile, lasciando che il dinamismo del corpo si sviluppi naturalmente. Certo: detto così sembra più facile a dirsi che a farsi tuttavia, una volta impadronitevi di questi concetti, sarà opportuno fare un tentativo.
“Il golf è di una semplicità sorprendente, ma può anche diventare molto difficile” ha detto una volta Arnold Palmer. Quanto sopra, nella sua semplicità o nella sua complessità, ribadisce nuovamente il concetto.