a cura della Dr.ssa Irene Monicelli
Che sia durante un allenamento, una sfida tra amici, una gara, sarà capitato a tutti di sperimentare che la propria prestazione fosse alterata da uno stato emotivo non produttivo. Lo stato emotivo a cui più spesso ci si riferisce in situazioni come queste è l’ansia. Tutti gli sportivi conoscono bene questa emozione e in ambito sportivo l’ansia viene spesso considerata una pessima alleata per la prestazione. Ma non tutte le ansie sono uguali e negative.
Di per sé infatti, provare ansia non è ne sbagliato ne negativo. In termini scientifici si parla di ansia funzionale o disfunzionale a seconda di come orienta il nostro comportamento e il modo in cui ci fa sentire. Per capire bene l’argomento ansia da prestazione dobbiamo prima conoscere come funziona il meccanismo che la genera e a cosa serve.
Il fatto di provare ansia è del tutto naturale: siamo infatti programmati biologicamente per provarla in quanto è quel meccanismo che evolutivamente parlando ci ha permesso di arrivare fino ad oggi.
E’ una reazione fisiologica utile e fondamentale all’organismo che generiamo in modo automatico di fronte ad una situazione che valutiamo come “pericolosa”. Lo stato di ansia è quello che ci prepara ad affrontare questo pericolo attraverso l’attivazione di circuiti fisiologici che permetteranno di attuare risposte differenti a seconda della situazione. Abbiamo infatti due possibili risposte da mettere in atto in una situazione pericolosa, quella di attacco o di fuga. Entrambi i tipi di risposta implicano uno sforzo fisico importante (la corsa della vita in caso di fuga o la lotta nel caso di attacco) e il corpo si deve perciò preparare a sopportarlo. E come per ogni sforzo fisico il modo che il nostro organismo ha per sopportare lo sforzo è quello di far cominciare a battere più intensamente il cuore che attraverso la circolazione porterà più ossigeno a tutti i tessuti, il respiro sarà quindi più frequente per recuperare l’ossigeno necessario, i muscoli maggiormente irrorati diventano più vigorosi e pronti all’azioni, il cervello ossigenato riuscirà a elaborare meglio le informazioni e prendere decisioni più velocemente e così via. Se notiamo, cuore che batte più forte, respiro più affannoso, tensione muscolare, sudare… sono tutti i sintomi che proviamo fisicamente quando siamo in uno stato di ansia, pur magari in una situazione non sportiva.
Provate a tornare con la mente al vostro ultimo colloquio di lavoro: riuscite a ricordare la tensione che provavate? Siete per caso usciti con la camicia pezzata di sudore? Eppure eravate semplicemente seduti su una sedia. L’ansia quindi ha un unico modo di manifestarsi (non ne stiamo considerando in questo caso l’intensità) sia che lo stimolo pericoloso che stiamo interpretando richieda come risposta un gesto motorio o meno.
In generale comunque possiamo dire che l’attivazione del circuito dell’ansia ci orienta nella direzione di modificare un atteggiamento da passivo ad attivo.
Soprattutto in ambito sportivo l’ansia, invitandoci ad agire ci permette di essere pronti ammettere risposte adeguate reagendo prontamente alla situazione. In questo caso perciò si dimostra una preziosa alleata. Se ci presentassimo ad una gara ancora un pò addormentati senza provare un minimo di ansia attivante sarebbe decisamente disfunzionale. L’ansia è funzionale quando, attivandoci ci permette di uscire indenni da situazioni pericolose e quando ci permette una giusta attivazione per lavorare al meglio. Risulta invece disfunzionale quando, superato il livello prestazionale, diventa troppa e anziché migliorare le nostre sensazioni e prontezza fisica ci annebbia la mente, ci irrigidisce i muscoli, non riusciamo a prendere decisioni, non siamo coordinati.
Uno “scherzo” curioso che fa la nostra mente è quello a volte di leggere come estremamente pericolose alcune situazioni che di per sé non lo sarebbero. Di fatto comunque, sia che la minaccia sia reale o immaginaria costruita da nostre interpretazioni, resta collegata a quell’interruttore che fa partire il circuito dell’ansia. Parlando di ansia da prestazione perciò possiamo considerare come funzionale, quell’attivazione che ci permette di usufruire al meglio delle reazioni che si azionano nel nostro organismo e di risultare quindi pronti alla sfida e reattivi.