a cura di Stefano Ricchiuti
“Un millepiedi aveva sempre camminato senza alcun problema per le sue terre. Un bel giorno passò di lì una formica curiosa e chiese al millepiedi come potesse riuscire a camminare così bene senza cadere: con tanti piedi per lei era un miracolo che non inciampasse in qualche ostacolo. Molto turbato da questa idea, il millepiedi cominciò a prestare attenzione a dove metteva ogni zampina, e in breve tempo non riuscì più a camminare.”
Questa breve storia mi è utile per trattare di un particolare aspetto riguardo a quali sono i modi corretti, e non, per poter imparare a giocare a golf.
Avete mai sentito parlare della cosiddetta paralisi da analisi? Si tratta di un processo della mente nel quale, quando il controllo su ciò che si deve fare (ad esempio sullo swing) diventa eccessivo, puntiglioso e troppo carico di nozioni, si ha come risultato il manifestarsi di movimenti, colpi e performance alquanto disastrosi.
Quando un allievo mi dice: “Sai, ho messo in pratica tutto ciò che abbiamo fatto a lezione, ho pensato a tutto, ma proprio a tutto! prima di effettuare ogni singolo colpo, e alla fine ho giocato malissimo!” la mia risposta altro non potrebbe essere che: “È ovvio!” L’allievo o l’allieva in questione, infatti, non ha fatto altro che esercitare su di sé il famigerato eccesso di controllo che fa perdere il controllo!
Tutto ciò vuole ribadire un aspetto fondamentale dell’apprendimento: ogni qual volta riceviamo una serie di informazioni dal nostro maestro su come poter migliorare la nostra tecnica golfistica non dobbiamo applicare tutte le modifiche contemporaneamente, né dobbiamo credere che la razionalità possa sostituirsi alla spontaneità e alla fatica dell’apprendimento motorio.
Questo, se vogliamo, è un po’ l’errore che si vede commettere da quei dilettanti che, mossi dalle migliori intenzioni, vogliono insegnare lo swing ai loro amici neofiti: danno troppe nozioni e in pochissimo tempo, non lasciando il tempo al neo golfista di poter sentire e di assimilare, una cosa alla volta, ciò che bene fare (è questo l’ulteriore paradosso che fa capo al detto: “Con le migliori intenzioni si producono gli effetti peggiori!”)
Ciò stabilito, per ricavare il meglio dalle vostre lezioni e dai vostri allenamenti, ricordatevi in sintesi che:
• Non potete correggere tutto insieme: ogni modifica richiede il suo tempo!;
• Comprendere lo swing e saperlo fare sono due cose diversissime: la mente comprende in un attimo, il corpo ha bisogno di esercizio!
• È improduttivo considerare lo swing come la somma di tanti piccoli pezzi da analizzare: lo swing è un unico movimento fluido, e ogni singola correzione va poi collocata all’interno di un movimento il quanto più possibile omogeneo, spontaneo e senza troppi pensieri!;
• Non si può avere tutto e subito: qualunque tipo di apprendimento, sportivo e non, segue per leggi naturali 4 fasi, dove il soggetto è, di volta in volta: 1) Inconsapevolmente incapace (“Non ho mai giocato a golf. Chissà se riuscirò?“); 2) Consapevolmente incapace (“Ho provato a giocare a golf. Non è facile come credevo!“); 3) Consapevolmente capace (“Sto applicando le correzioni al mio swing ed inizio a giocare bene!“); 4) Inconsapevolmente capace (“Quando gioco in campo penso solo alla strategia, lo swing vien da sé!“)
Buon gioco a tutti!